“tutte le gare passano, ma il deserto…. rimane dentro” Mi viene da pensare, in questo primo giorno di lavoro, con la pazienza immensa dei miei soci e colleghi, che mi vedono ancora distante, con la mente rapita da emozioni, che è difficile trasmettere a chi, forse non comprende, quanto la mia settimana nel deserto sia letteralmente volata. Finalmente dopo l’attesa e, tanta preparazione, tutti i pezzi del puzzle si sono composti per realizzare il sogno di portar alla fine questa mia prima marathon des sables Il primo impatto mi ha lasciato spaesato: sceso dal bus e caricato su un camion militare con destinazione campo n.1 simile ad una vera città. All’appello, centinaia di fuoristrada, tende per bivacco, 700 addetti tra dottori, assistenti, tecnici, cameraman, fotografi, giudici e persone locali detti al montaggio e smontaggio dei 7 campi che ci seguiranno per tutta l’avventura nel deserto. Ultimate le verifiche tecniche e sanitarie di rito ci assegnano il materiale obbligatorio, un razzo segnalatore, dei sali e il ticket bevante e da questo momento si entra ufficialmente nel clima di gara. La sera arriva presto e i dubbi aumentano e mi tormentano. I miei compagni di tenda sono dei veri campioni, quelli che poi alla fine dei sette giorni, saranno i primi assoluti nella classifica squadre ossia Marco Olmo, Lorenzo Trincheri e Antonio Filippo Salaris, e insieme a loro e a Valentino Mattone, Gavino Ruzzo ed il mio socio di allenamento Vezio Zuppanelli ci si confronta. Noi pivelli della corsa di resistenza, assorbiamo tutti i consigli dai veterani Il momento liberatorio è quando l’organizzazione decreta il via. Dopo i primi passi di corsa, non sento il peso dello zaino da 10 kg che porto sulla schiena, sembra non esserci, ma è solo uno scherzo dell’emozione, lo zaino è lì, e mi seguirà fino alla conclusione. Entro subito in confidenza con il terreno che si modifica in continuazione, ora sabbia, ora pietra, ora terra, fango e anche la vista è catturata da una miriade di scorci emozionanti compresi i bambini che spuntano dal nulla e che ti salutano festanti e curiosi…… fantastico! Sono distante da casa, ma sono accompagnato da una sensazione di tranquillità che sembra irreale. Alla fine i miei tre grandi obbiettivi li raggiungo, 1° arrivare fino in fondo, 2° non utilizzare farmaci per qualsiasi bu-bu sopraggiunga, 3° mai dire “ma chi me lo ha fatto fare!”……e per incanto mi trovo a tagliare il traguardo. Ecco fatto, dopo 246,5 km totali, corsi in 7 giorni e 6 tappe variabili (33,8 km – 38,5 km – 35 km -81,5 km – 42,2 km – 15,5 km) arrivo al traguardo felice ed emozionato e trattengo a stento le lacrime. Sono colto da un brivido quando il patron della corsa, Patrik, mi consegna la medaglia e. con un abbraccio liberatorio, mi congedo da lui e raggiungo gli amici. Di loro posso dire che sono persone splendide con le quali abbiamo condiviso la mitica tenda n° 49 durante le tempeste di sabbia e vento che sembravano non finire, la pioggia e anche un’ incredibile grandinata nel deserto. Sono uomini speciali che con poche parole sono riusciti a sdrammatizzare anche momenti difficili. Tutto è concluso si rientra in Italia. Ma le emozioni non sono finite, nuovamente provo una grande emozione nel tornare a casa e incontrare il mio piccolo Bruno e Tizi, tanto felici per la grande impresa portata a termine.